Oratorio di San Carlo Borromeo
La chiesetta, che si affaccia sull’odierna via San Carlo, è stata voluta dalla famiglia Boniotti, originaria da Palàveno, in val Trompia, e successivamente emigrata a Verona, dove ha fatto fortuna nel settore manifatturiero e della concia. Alla fine del ‘500 ha investito i propri capitali a Monteforte e a San Bonifacio. A Borgolecco, l’odierna viale Europa di Monteforte, i Boniotti edificarono una villa a cui in seguito uno dei componenti la famiglia, Benedetto Boniotti, fece aggiungere nei primi anni del ‘600 l’oratorio dedicato a San Carlo Borromeo (1538–1584).
L’edificio presenta un portalino con mensola superiore sostenuta da modiglioni. La facciata, interamente liscia e più alta dell’edificio, è conclusa dal timpano, sormontato da tre pinnacoli in pietra muniti di guglie, che reggono altrettanti globi con la croce. Sul tetto s’innalza il campanile, privo della campana.
All’interno, la piccola aula è voltata a crociera e illuminata da due finestre. L’abside, elevata di un gradino rispetto all’aula, ha la volta a botte. Nella parte sinistra dell’edificio si trova la piccola sacrestia, munita di una porta che, un tempo, la metteva in comunicazione col brolo della villa.
Sulle pareti dell’aula corre in alto una fascia decorativa a triglifi e si scorgono i resti dell’originaria decorazione a stucco, con eleganti figurazioni e motivi ornamentali; sulle paraste scanalate, all’interno di cartigli sorretti da angeli, un tempo si leggevano le sigle M – M–G–M–M. L’autore degli stucchi, secondo Luciano Rognini, potrebbe essere David Reti, molto attivo nel Veronese e province limitrofe agli inizi del Seicento.
L’altare in marmo di linee classicheggianti ha colonne con capitelli ionici e pulvini, che sorreggono il timpano. Secondo lo stesso Rognini, l’altare è attribuibile a Domenico Curtoni, scultore e architetto veronese, e andrebbe confrontato con l’altare della chiesetta di Sant’Elena, situata presso la cattedrale di Verona. Un tempo l’altare dell’oratorio possedeva una pala, eseguita dal celebre pittore veronese Claudio Ridolfi (1570–1644), raffigurante Maria Vergine col Bambino e i santi Carlo Borromeo, Francesco d’Assisi e Giovanni Battista. L’opera, citata da Carlo Ridolfi, Bartolomeo Dal Pozzo e Giambattista Lanceni, scomparve in circostanze non chiare, durante o subito dopo la II guerra mondiale.
Nel 1836 il medico Pietro Trezzolani, nativo di Monteforte ma da tempo residente a Verona, acquistò da Luigi Boniotti, unitamente alla villa, i rustici e il brolo, la cappella con gli oneri annessi.
L’oratorio, caduto già in rovina ai primi del ‘900, alla fine della II guerra mondiale fu ridotto in condizioni precarie, soprattutto a causa del crollo di parte del tetto, con conseguenti infiltrazioni d’acqua all’interno. Lo stato dell’edificio si presenta ancor oggi alquanto problematico.
(testo di Bertolazzi Massimiliano)