Sant’Antonio Abate
Sant’Antonio Abate: il castello e la chiesa
L’origine di Monteforte si può ricollegare alla costruzione del castello, di cui si trovano i resti sul colle di Sant’Antonio Abate, intorno all’omonima chiesetta edificata fra la fine del Duecento e gli inizi del Trecento.
Il castello fu innalzato dagli abitanti di Monteforte nella prima metà del sec. X, quando le invasioni degli Ungari costrinsero le popolazioni dell’Italia settentrionale a provvedere alla loro difesa mediante costruzioni fortificate, sorte in gran numero anche nel territorio veronese.
La tecnica costruttiva delle mura e la ridotta area interna depongono a favore dell’alta antichità del fortilizio, seppure la sua edificazione sia da porsi successivamente al periodo romano.
È possibile ricostruire in buona parte il perimetro del castello seguendo la traccia dei ruderi affioranti dal suolo: aveva forma di quadrilatero e occupava la parte sud orientale del colle, per una superficie di circa 650 mq. Era composto da una torre di avvistamento e da un muro di recinzione. Mentre la torre di avvistamento esiste tuttora, trasformata nella torre campanaria della chiesetta di Sant’Antonio Abate, del muro di recinzione sono rimasti i pilastri della porta d’ingresso al castello, situati a metà della salita al colle. Con il ripetersi delle incursioni ungare, che a intervalli si susseguirono dall’ 899 fino al 950 circa, il castello divenne un importante fattore di aggregazione e, di conseguenza, attorno ad esso vennero erette alcune case di via Rubian (oggi Vittorio Emanuele II) e sul colle di Sant’Antonio Abate (oggi via Garibaldi), che in seguito aumentarono di numero ricoprendo via via i fianchi del colle e le vicine sommità. In questo modo nacque il paese, che prese il nome dal castello. Monteforte (Montefortis), documentato per la prima volta in una “carta di vendita” del 1045, significa appunto “monte fortificato”.
Il castello di Monteforte fu ceduto dal Comune di Verona al Vescovado di Verona con un contratto del 1207. Nei primi anni del Trecento dal vescovo di Verona, conte e cittadino di Monteforte, è stata innalzata sul colle del castello la chiesetta dedicata a sant’Antonio Abate, anticamente santo taumaturgico, ma divenuto in seguito protettore del bestiame e dell’agricoltura.
L’edificio era un oratorio privato del vescovo e per la sua costruzione si utilizzarono i materiali ricavati dalla demolizione del castello che, perduta da qualche tempo la funzione difensiva, era in rovina. La chiesa, sorgendo nel recinto del castello, conservò almeno fino a tutto il Cinquecento la prerogativa di oratorio privato dei vescovi di Verona.
Il vescovo Gian Matteo Giberti (1524-1543) trasformò il colle intorno alla chiesetta nel giardino del vescovado di Monteforte: comprendeva la spianata superiore, tre ripiani piantati a piante da frutto, vigne di «diverse spezie» e una cisterna. In seguito la chiesetta e il giardino circostante furono ceduti alla comunità di Monteforte, che ne assunse il patronato. Nel 1537 – la data dell’intervento si legge sull’architrave della porta meridionale – vennero aggiunte le porte e le finestre.
Intorno alla metà del Seicento fu innalzato l’attuale altar maggiore barocco, che ai lati presentava le statue di sant’Antonio da Padova e di san Bonaventura. Sostituiva un precedente altare di legno ormai in disfacimento.
Un altro altare di legno, oggi scomparso, si trovava sulla parete a destra dell’altare maggiore, la cui esistenza è ancor oggi testimoniata dalla presenza di due mensole di pietra sul muro interno a cui era agganciato. Nell’Ottocento è stata costruita la sacrestia, la quale in realtà aveva la funzione di luogo di riunione della Compagnia della Buona Morte, i cui associati sentirono il bisogno di non essere disturbati nelle riunioni in chiesa dalla presenza dei fedeli.
L’opera d’arte più pregevole della chiesetta è il Cristo Moro, un gran crocifisso scolpito in legno di bosso nel 1500, ora restaurato e trasferito nella chiesa parrocchiale di Monteforte dove si può ammirare. Una statua della Madonna di Loreto, un tempo collocata nella sagrestia, è scomparsa in anni recenti.
Il campanile è dotato di due campane, una delle quali fu fusa dal veronese Giuseppe Ruffini nel 1778. Dopo la Prima Guerra Mondiale, il 28 Settembre 1924, il colle di Sant’Antonio divenne il Parco della Rimembranza.
(testo di Bertolazzi Massimiliano)